Method Feeder in Mare

Categoria : Tecniche di pesca

Method Feeder in Mare

il 19 ottobre 2014

La specialità del Feeder Fishing si può tranquillamente annoverare tra le tecniche di pesca più catturanti, sia si pratichi in acque dolci che salate o salmastre. La forza catturante di questa tecnica deriva dal fatto di poter avere il nostro amo a pochissima distanza dalla pastura o dalle particelle veicolate con il pasturatore, che hanno una spiccata azione di richiamo. Nel Method o Pellet Feeder questa caratteristica è amplificata dal fatto che l’esca sarà offerta a mo di ciliegina sulla torta vincendo la diffidenza dei pesci più sospettosi come i Big Fish che possono contare su esperienza e furbizia acquisita nel corso degli anni. Affronteremo oggi il Method Feeder in Mare con l’intento di fornirvi tutte le indicazioni per insidiare le varie specie presenti in diversi ambienti marini e in particolare orate, saraghi, mormore e cefali.

Attrezzatura

L’attrezzatura per praticare il Feeder Fishing in mare deve essere rapportata all’ambiente in cui si esercita l’azione di pesca. In considerazione che spesso si pescherà da scogliere naturali o artificiali, a distanza dal livello del mare, per una questione di sicurezza, è consigliabile utilizzare canne tra i 13”-15”, con potenza medium-heavy, capaci di lanciare zavorre superiori ai 50 grammi ma soprattutto idonee a gestire prede importanti. I mulinelli saranno di taglia compresa tra i 5000 e i 6500, e dovranno avere come elemento imprescindibile il trattamento anti-corrosione, per non subire danni dall’azione erosiva della salsedine.
Per quanto concerne la minuteria, pescando in mare, dove non è improbabile l’incontro con pesci importanti, e utilizzando la tecnica del Method Feeder, consigliamo di non scendere come diametro dei finali sotto lo 0,20 e utilizzare ami resistenti, in modo da non essere recisi dalla possente dentatura di pesci come orate, saraghi ecc.

attrezzatura 1

Ambienti di Pesca

Prima di addentrarci nei particolari della tecnica, e necessario un breve cenno sugli ambienti marini dove questa tecnica può essere utilizzata con successo, partendo da quelli più accessibili, comodi e più proficui in termini di cattura, come possono essere i moli o scogliere artificiali esterne e interne delle zone portuali. A questo proposito è doveroso ricordare, com’è ben noto, che la pesca nelle aree portuali è vietata, per nostra fortuna in alcuni porti, grazie alla tolleranza e al buon senso delle autorità preposte, la pesca è consentita, buon senso che dovremmo avere anche noi pescatori nell’evitare zone dove potremmo essere d’intralcio alle operazioni di attracco delle imbarcazioni per esempio, oppure evitando di lanciare le nostre lenze a distanze elevate dalla scogliera e quindi poter essere d’intralcio alle barche di passaggio, altra raccomandazione e quella di non lasciare rifiuti o le nostre esche avanzate sul luogo di pesca, tutti comportamenti che potrebbero favorire il passaggio dalla tolleranza al divieto.
La tecnica del method in mare presuppone la scelta di fondali sabbiosi o fondali rocciosi con vaste zone pianeggianti, dove il nostro pasturatore può adagiarsi senza incagliarsi oppure nascondersi tra i ciottoli, ed essere quindi facilmente intercettato dai pesci.

porto civitanova 2

porto torrevado

porto torrevado in notturna

Montatura

La montatura del method feeder è veramente facile da realizzare, basterà far passare la lenza madre, per intenderci quella proveniente dal mulinello caricato con dello Spinner dello 0,20, nel method, inserire in sequenza una perlina di gomma paracolpi, e una girella con moschettone a chiudere, dove poi inseriremo i nostri finali, che come possiamo notare dalla scheda tecnica allegata e composta di due spezzoni dello 0,20, uno lungo circa 5 cm e uno 10 cm, ai quali legheremo due ami della serie 229 nella misura del nr.10, che saranno distribuiti e nascosti sul method. Si può valutare l’alternativa, nel caso si decida di pescare con un dei due ami innescato, di aumentare la lunghezza del bracciolo portandolo dai dieci cm ai 20-30 cm in modo da agire a breve distanza dalla pastura presente sul pasturatore, in una sorta di mix di tecniche, method e feeder classsico. Per ottenere un effetto auto ferrante basterà inserire prima del method uno stopperino di gomma, ponendolo a circa 10-20 cm dal pasturatore.

scheda noi pescatori copia

innesco misto

Pastura

Uno degli elementi essenziali e determinanti per la buona riuscita di qualsiasi sessione di pesca a Feeder Fishing, e in particolar nella tecnica del method feeder è la pastura, che a differenza di quanto avviene in acque interne, dovrà avere doti di compattezza per rimanere il più a lungo possibile sul nostro pasturatore, per due fattori fondamentali, la nostra azione di pesca si svolgerà al cospetto di masse d’acqua e fondali importanti, con correnti sostenute, altro fattore da non sottovalutare e la presenza di tantissima minutaglia capace di spazzolare in pochi attimi la nostra pastura, e ultimo elemento da non sottovalutare è che pesci come le oarate e i saraghi non aspirano quasi mai le esche, ma le addentano come faremo noi con un succulento boccone. Per questi motivi consigliamo mix di pastura a base di pane con una spiccata presenza di formaggio, farina di pesce e farina di gambero. Nella nostra uscita di pesca abbiamo utilizzato un mix composto di Cefalo Bianca e Mare Nostrum di Tubertini.

Azione di pesca

Per testare la tecnica del Method in mare abbiamo scelto due località distanti centinaia di km una dall’altra. La prima è situata nell’Adriatico Centrale, il molo esterno del porticciolo di Civitanova Marche, una ridente località turistica delle Marche, con l’intento di catturare le specie ittiche che popolano questi fondali come cefali, orate, mormore e gallinelle, in questa sessione saremo in compagnia dell’amico Claudio Giaconi. Dopo aver sistemato la nostra postazione su di un comodo e sicuro scoglio piatto, abbiamo proceduto alla preparazione della pastura, che dovrà essere preparata con molta cura, aggiungendo in modo graduale l’acqua fino a ottenere un composto che una volta compresso risulti omogeneo e compatto.
Trovandoci all’imbocco del porto, per non recare intralcio con le nostre lenze alle imbarcazioni in transito, abbiamo optato per una distanza della linea di pesca di circa 15 metri dalla scogliera.
Dopo aver lanciato in acqua alcune palle di pastura, necessarie per attirare nella zona in cui eserciteremo l’azione di pesca i pesci, siamo finalmente pronti. Pescando con due ami, ne lasceremo uno senza esca che nasconderemo nella pastura, e l’altro lo innescheremo con del coreano. A questo proposito vi vorremo dare un piccolo consiglio, se durante l’azione di pesca si nota una massiccia presenza di piccoli pesci, bisognerà evitare di innescare entrambe gli ami, che andranno nascosti all’interno della pastura senza innesco, in modo da evitare l’attacco delle esche da parte di famelici pescetti che sfalderebbero anche la pastura sita sul method, rendendo vana la nostra attesa.

postazione 3

innesco due ami

Dopo alcuni minuti di attesa ecco le prime frenetiche tocche, segnale inconfutabile che sono arrivati i cefali, pesci veramente combattivi, che con le loro ripartenze e accelerazioni, degne del più bravo velocista, rendono divertente la loro cattura. Il cefalo è un pesce gregario, e quindi una volta attirato in zona, il divertimento è assicurato con tantissime catture.
Dopo una lunga serie di muggini, decidiamo di eseguire qualche lancio fuori dalla zona pasturata, alla ricerca di altre specie. Cosi riusciamo a catturare alcune gallinelle d’acqua dagli splendidi colori. Poi all’improvviso dopo alcune timide tocche il quiver della nostra Optimo Plus Feeder da 13”, s’inarca in modo esagerato, pronta ferrata e finalmente abbiamo in canna un bel pesce, dalle poderose testate intuiamo si tratti di un’orata, sicuramente non di grosse dimensioni, ma questi pesci, anche quando non superano il mezzo chilo, sono di una combattività unica e fino alla fine rendono il recupero impegnativo e divertente.

Dopo questa prima uscita decidiamo di sfidare e quindi testare la validità del method sempre in ambito portuale, ma in acque decisamente più limpide e cristalline, siamo, infatti, nel Mar Ionio all’esterno di un porticciolo, quello di Torre Vado, insieme all’amico Marcello.
Questa volta vogliamo sfruttare le ore di buio prima dell’alba, per tentare la cattura di qualche mormora e perché no di qualche esemplare di spigola. La tecnica e sempre quella del Method Feeder, ma in quest’occasione scegliamo la montatura con due ami, uno senza innesco che nasconderemo all’interno della pastura, e uno montato su di un bracciolo più lungo che innescheremo con il coreano o arenicola libero di agire a breve distanza dal pasturatore stesso.
L’ora e quella ideale e, infatti, le prime partenze non si fanno attendere, catturiamo cosi qualche esemplare di mormora. Con l’arrivo delle prime luci dell’alba, arrivano anche i famelici pescetti costituiti da sparlotti, saraghetti e occhiatine, e siamo costretti a togliere il bracciolo innescato per passare ai due ami entrambi nascosti nella pastura. Al sorgere del sole arrivano gli immancabili cefali, qualcuno di buone dimensioni, che ci faranno divertire per quasi due ore, poi all’improvviso spariscono e i nostri quiver rimangono inesorabilmente immobili, segnale che qualche bel pesce si è avvicinato, in questa zona sono state catturate sia ricciole sia esemplari di pesce serra, anche superiori ai cinque chili, e il loro arrivo potrebbe essere la spiegazione alla mancanza di catture. Il sole ormai alto e la limpidezza dell’acqua ci permettono di intravedere alla nostra sinistra una macchia nera della grandezza di circa 5 metri quadri, segno inequivocabile della presenza di alcuni scogli sul fondale, decidiamo quindi di lanciare i nostri pasturatori a pochi centimetri da loro, rimanendo sempre sul fondale sabbioso per evitare incagli. Passa un’altra mezz’ora e tutto tace, poi finalmente uno, due e tre leggeri scossoni sul cimino della mia Optimo Plus da 13”, breve pausa e quasi al rallentatore vedo la cima piegarsi, senza esitazione ferro con decisione, la canna si piega ma è come se avessi incagliato sul fondo, sto per imprecare, quando uno strattone mi fa intuire che dall’altra parte c’è un pesce e da come si muove, dovrebbe essere anche un bel pesceeee. Per i primi lunghi e interminabili cinque minuti il pescione è come se fosse piantato sul fondale, avverto solo le sue poderose testate, poi finalmente si muove, naturalmente nella direzione sbagliata, si dirige senza che io possa opporre resistenza alla mia sinistra verso gli scogli, costringendomi a inseguirla per circa cento metri tra gli scogli, con relativi passaggi di canna a mo di testimone della staffetta 4×100 con l’amico Marcello.
Poi finalmente riusciamo a vederla è la sua possente mole aumenta la tensione e il tasso di adrenalina, la paura di perderla è tanta, per fortuna possiamo contare sull’incitamento di alcuni pescatori che hanno assistito alle concitate fasi dell’inseguimento. Dopo mezz’ora di combattimento questo splendido esemplare di “Sparus aurata” non è ancora domo, ora è a pochi metri da riva, ed è la fase più delicata, poiché potrebbe puntare sui tanti scogli presenti nel sottoriva, per fortuna Marcello, intuendo la difficoltà, entra in acqua è con il guadino si posiziona su di uno scoglio sommerso al confine con il fondale sabbioso, quasi in sintonia forzo il pescione in superficie e prima che possa tentare altre fughe Marcello, con una guadinatura da manuale, la fa entrare nel guadino ed io posso tornare a respirare a pieni polmoni e scaricare l’enorme tensione accumulata con un urlo liberatorio, è uno stupendo esemplare di quasi tre chili di una bellezza unica che sicuramente rimarrà impresso nella mia mente e nei miei ricordi in modo indelebile.
L’euforia è tanta e con l’amico Marcello conveniamo e che possiamo tranquillamente considerare chiusa questa splendida giornata di pesca, è un regalo inaspettato che ci è stato offerto da questo spettacolare mare del Salento e ci possiamo accontentare, il giorno dopo apprendiamo con piacere dai pescatori che hanno tifato per noi, che subito dopo sono riusciti a catturare un altro esemplare di orata di 1,5 kg e altri due vicini al chilogrammo.

Un doveroso ringraziamento all’amico Marcello con il quale ho condiviso questa stupenda cattura, e poi gli amici Mario, Anna, Lele, Luca e tutto lo staff del ristorante “Bar del Moro”, sito a Marina di San Gregorio, a pochi chilometri del luogo dove abbiamo effettuato la cattura, con i quali abbiamo festeggiato l’evento con dell’ottimo vino e i tanti altrettanto buoni prodotti della cucina salentina.

orata

orata copertina

orata copertina 1

claudio giaconi

cattura orata 1

cattura cefalo  cattura 3

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