Drifting al tonno rosso: dieci punti per iniziare

Categoria : Tecniche di pesca

La pesca in drifting del tonno, grazie alle efficaci politiche di protezione, è tornata prepotentemente alla ribalta, con un seguito di appassionati decisamente straordinario.

Perché chi ha provato, una volta nella vita, l’emozione del gigante rimane stregato dalla sua straordinaria magia.

Vogliamo dedicare questa sezione a chi si avvicina per la prima volta a questa pesca, facendo il punto sugli elementi base della tecnica, che cercheremo di focalizzare in dieci punti.

Neofiti ai box

Una premessa importante non può mancare. La pesca del tonno è un “gioco” serio, perché il confronto con pesci di taglia molto importante è sempre dietro l’angolo, e fare tira e molla con cento e più kili di pura forza mette a dura prova attrezzature e pescatori.

Gli stress a cui sottoponiamo tutta la nostra attrezzature, durante il combattimento, e anche noi stessi, non è uno scherzo, e questo vuol dire, non prendere mai alla leggera la qualità dei materiali e delle attrezzature. Il rischio di farsi male è molto reale. Da non sottovalutare, anche la nostra fisicità ... soprattutto quando ancora non saremo totalmente padroni della tecnica.

Un posto non vale l'altro

Le poste dove provare a praticare la pesca al tonno rosso, variano in modo considerevole in base alle caratteristiche e alle profondità dei fondali.

Ma generalmente sono caratterizzate dalla presenza naturale di pesce foraggio, di variazioni batimetriche o scogli isolati sul fondo, può esserlo anche un punto in cui i pescherecci che strascicano puliscono le reti, che è considerabile come la pasturazione del drifting, ripetuta nel corso degli anni, e questo non fa che aumentarne le potenzialità: i tonni hanno una memoria molto sviluppata. Oltre che alle abitudini; infatti i pesci ritornano negli anni sulle coordinate dove si sono nutriti.

La barca

Se si pesca in poste lontane, oltre all’allestimento della barca saranno importanti anche le doti di navigazione. Infatti se le poste sono lontane, la velocità e la tenuta al mare della nostra imbarcazione sono molto importanti, soprattutto quando si deve far fronte ad improvvisi cambiamenti meteo marini.

Quando invece le distanze sono minori, ci si può avventurare con scafi meno importanti a patto comunque di avere gli spazi adatti per svolgere la nostra azione di pesca.

Per quanto concerne le attrezzature, invece, il fatto indispensabile è la presenza di un buon numero di porta canna di qualità e soprattutto installati in modo solido, posizionati su entrambe le murate.

E’ di vitale importanza poter passare le canne da una murata all’altra quando cambiano venti e correnti.

Ottimi quelli di ultima generazione girevoli, ad inclinazione variabile; ma andranno bene anche dei buoni porta canna ad incasso. La cosa fondamentale è la tenuta, perché allo strike le forze in gioco sono importanti.

Pericoloso fidarsi di montaggi precari con attrezzi di scarsa qualità. Se si ha la possibilità, un’ottima soluzione è anche quella di attrezzarsi con un “rocket” soprattutto se la nostra barca è un semicabinato e il cambio di murata è complicato.

L'attrezzatura di base

Se siamo alle prime armi è bene limitarsi all’uso di sole due canne nella nostra azione di pesca; quando avremo capito i tempi e la logica della tecnica potremo aumentare gli attrezzi a tre o quattro o più.

Canne comprese tra le 30lb e le 50 lb con relativi muli e fili equilibrati, saranno sufficienti a combattere gli attuali pesci che potremo trovare nelle nostre acque anche di taglie rispettabili. Inutile adoperare “cannoni” che non faranno altro che rendere l’azione di pesca molto più complicata.

Quel che non dovrà mancare saranno due accessori fondamentali: una buona cintura da combattimento e poi un raffio, se deciderete di effettuare un prelievo.

Per chi invece abbraccia la filosofia del katch&release, cosa che sponsorizziamo vivamente, un attrezzo come il "boca grip", può essere di sicuro interesse.

All'ancora o in deriva?

Pescare all’ancora o in deriva è cosa del tutto soggettiva. Consigliamo di pescare in deriva fino a un massimo di scarroccio che non superi 0.6/0.8 nodi.

Altrimenti è meglio pescare all’ancora, perché le esche sollecitate dalla velocità troppo alta, non pescherebbero correttamente.  Fermo restando che la scelta per la nostra azione di pesca la farà la nostra pastura, dandoci un segnale fondamentale per la componente che riguarda la corrente sotto la superficie.

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La pasturazione

La pasturazione deve essere continua e costante. Si deve creare una specie di autostrada dove inserire nel mezzo le nostre esche.

Ma senza esagerare per non saziare i pesci, validi i sacchi di pastura pronta o i supporti meccanici, come trita sarde e getta sarde. Ma anche una cadenzata pasturazione manuale è efficace e sufficiente allo scopo.

Pezzi piccoli, alternati a qualche boccone più grande, assolutamente cadenzati e senza esagerare, per creare un richiamo che porti i pesci sulle esche e che non deve essere mai interrotto per tutta la pescata, anche durante uno strike, se si vuole continuare a pescare.

Terminali e Ami

Consigliamo di usare terminali lunghi 13/15 metri uniti al filo del nostro mulinello con i metodi che più si preferiscono, dai nodi specifici, al wind-on, piuttosto che il nodo PR, che si effettua con il rotoknotter.

Si può usare sia del florocarbon che del buon nylon. Anche questa scelta è soggettiva. Molti usano, per le lenze meno profonde, convinti di una minore visibilità, il florocarbon, ma ricordiamo che in questo caso, a parità di sezione, si perderà in carico di rottura e in naturalezza dell’esca a causa della maggiore rigidità del filo. Al contrario la maggior resistenza all’abrasione di questo filo può venire utile per combattimenti impegnativi.

Il nylon se di ottima qualità è una ottima soluzione alla quale stanno ritornando sempre un maggior numero di pescatori.

Per ciò che concerne gli ami, consigliamo tassativamente ami circle equipaggiati girella e non a seconda delle montature. Ami sicuri ed efficaci e non lesivi, se si vuole rilasciare. Si consigliano terminali con filo tra le 80 e le 100 lb e ami dal 6/0,7/0 in su.

Un terminale ben concepito che lavori sul filo della corrente in modo naturale sarà l’inganno perfetto.

Lenze in pesca

È determinante il riuscire a mettere le nostre esche il più possibile nella scia della pastura, in modo che il tonno, in frenesia alimentare, non si accorga del diverso assetto in acqua del boccone.

Se si pesca all’ancora avremo una scia di pastura trasportata solo dalla corrente presente in mare. Al contrario con lo scarroccio il brumeggio coprirà più superficie.

Quindi quando si è all’ancora è meglio avvicinare le nostre esche alla barca in quanto la pastura tenderà ad affondare più rapidamente, mentre in deriva dovremo allontanarle.

L’uso di boe o palloncini ci consentirà di sospendere le esche a profondità diverse per meglio intercettare il flusso di pastura. Più lontano sistemeremo le esche e maggiore sarà la profondità.

La sapienza del pescatore sarà proprio quella di deciderne il posizionamento più proficuo.

Il consiglio è quello di contenere al massimo il peso delle zavorre, insieme al diametro dei terminali, per avere una messa in corrente più naturale.

Lenze all'ancora

Gli inneschi

Gli inneschi da usare sono molteplici e le soluzioni sono più o meno equivalenti; spesso è un fatto di affezione al metodo o frutto di ragionamenti approfonditi.

Di fatto poi ogni pescatore è convinto di fare il migliore. Si possono innescare sarde intere, a pezzi, a ciuffo, con la teste in su o in giù. In effetti tutti possono funzionare.

L’innesco che usiamo maggiormente è quello di una sarda, fresca e ben soda, privata di testa e coda: praticamente un succulento boccone di circa 8 centimetri.

Strike!

Sua maestà il tonno, un confronto che ha sempre toni epici … la gestione del combattimento è determinante per l’esito della pescata e va condotto con precise regole.

Quando si sente il rumore del cicalino del nostro mulinello, dobbiamo cercare di levare le altre canne in pesca il più velocemente possibile cosi da evitare che la lenza con il tonno allamato, si incroci con le altre .

Poi senza perdere la calma, mentre il pesce compierà le sue fughe, indosseremo la cintura e solo dopo daremo luogo al recupero.

Se le frizioni sono ben tarate, il tonno si produrrà in un paio di filate lunghe e potenti, poi si fermerà e da questo momento in poi non dovremo dargli tregua.

Conducendo il combattimento senza chiudere la frizione ma facendo lavorare la canna. Chiuderemo e forzeremo solo quando il tonno sarà stanco.

Normative e autorizzazioni

E’ bene ricordare che la pesca al tonno rosso può essere praticata dal 16 giugno fino al 15 ottobre (almeno che non vengano raggiunte le quote concesse ai pescatori ricreativi, caso in cui la chiusura può essere anticipata) solo dopo aver conseguito la autorizzazione obbligatoria, rilasciata dalla Capitaneria di appartenenza.

Rilasciare un pesce è di per se emozionante, ma rilasciare un tonno lo è ancora di più … 

A raggiungimento quote o a chiusura di stagione, si potrà effettuare solo il “catch e release”, fino al 31 dicembre. Oltre è’ concessa una deroga esclusiva per le attività sportive di allenamento o di competizione sotto il patrocinio FIPSAS. 

Ricordiamo che durante il periodo di apertura le catture potranno essere solo di una al giorno per imbarcazione, di misura non inferiore ai 30kg o 115 cm e che è obbligatoria la comunicazione dell’avvenuta cattura alla Capitaneria di porto, come da procedura allegata all’autorizzazione.

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